Il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha deciso di chiudere il monitoraggio sull’Italia, aperto dalla Corte di Strasburgo che aveva condannato il nostro Paese per aver violato il diritto al rispetto della vita familiare e privata dei coniugi Costa Pavan, affetti da fibrosi cistica.
I giudici avevano sottolineto che, mentre con la legge 40 si vietava l’impianto dei soli embrioni non affetti dalla malattia dei genitori, gli stessi erano autorizzati a ricorrere all’aborto se il feto fosse risultato affetto dalla patologia.
Il comitato dei ministri ha sancito che l’Italia non rischia più di incorrere più in una simile violazione da quando ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 1, commi 1 e 2, e dell’articolo 4, comma 1, della legge 40, nella parte in cui non consentono il ricorso alle tecniche di procreazione assistita alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili.
La coppia Costa Pavan, dopo la sentenza di Strasburgo, ha fatto ricorso al tribunale di Roma ottenendo che l’azienda sanitaria locale intraprenda le procedure mediche per garantire alla coppia di accedere alla diagnosi preimpianto.